Chiacchiere di vino, musica e cucina/Slowfood

Uno spazio in cui leggere in anteprima e dibattere gli articoli della rivista italiana di Slow Food: osterie e locande d'Italia, recensioni, Presìdi, inchieste, desco music, itinerari del vino e dell'olio, balloons, biodiversità, Comunità del cibo, degustazioni, cultura alimentare…

6/04/2007

L’aringa ha cantato - Due mesi in tour con De Boekaniers

Un'altra tappa del viaggio del nostro etnomusicologo, alla ricerca di suoni e tradizioni del mondo. Tratto da Slowfood 26…



Era pomeriggio tardi e avevamo appena finito un lungo viaggio in autobus. L’Olanda e casa nostra erano otto ore dietro di noi e ci aspettavano tre giorni e tre notti di cibi, bevande e canti in uno dei più grandi festival di canti marinareschi della Germania. Mentre scendevo rattrappito dalla macchina agognando il dormitorio e un sonnellino, un omone dall’aspetto bonario vestito da pirata avanzò incespicando verso di me con una bella manciata di pesci freddi e uno stentato inglese in bocca: «Benvenuto in Germania! Op de haaring!». Ho capito che il pisolino era sfumato.
Come ho appreso nel parcheggio tra sorsate di birra e pezzi di pane, l’espressione op de haaring ha due significati. Il primo è un modo di mangiare, in cui si solleva un filetto crudo di aringa sopra la faccia, si tira indietro la testa e si lascia cadere il filetto in bocca. Questo gesto, quando è eseguito alla perfezione, è accompagnato una quantità di suoni che indicano piacere mentre si inghiotte il sottile filetto e, se si è fortunati, si riceve un tuonante evviva da parte degli astanti. Quella sera, sul marciapiedi accanto all’autobus, poi più tardi nel dormitorio e, ancora, dopo cena e in piena notte, sono stato davvero fortunato. Non avevo mai mangiato tanto pesce crudo, mai sentito tanti olandesi acclamanti.
Il secondo significato di op de haaring è racchiuso nell’omonima canzone, le cui parole descrivono la fatica di tirare a bordo a mano reti cariche di pesce. La melodia è cantata da un gruppo di scatenati esecutori olandesi di canzoni marinaresche, De Boekaniers. Ho viaggiato e cantato per due mesi con questa bizzarra banda perché mi dava modo di capire il rinnovato successo dei canti dei marinai in Europa centrosettentrionale.

Unità, forza e convivialità
Secondo la versione più accreditata, i cori marinareschi sono nati in Olanda e in Germania una quindicina di anni fa. I primi gruppi, formati da pochi individui ciascuno, si ritrovavano di sera per ricostruire i canti che un tempo accompagnavano il lavoro o erano intonati per puro piacere a bordo dei velieri d’alto mare. Senza sapere che cosa sarebbe successo, sono stati di fatto i pionieri di quello che è diventato un vero e proprio movimento.
Oggi questi cori in Olanda sono qualcosa più di 500 e ciascuno conta tra 20 e 60 membri. Ciò significa che ci sono più di 16 000 persone che eseguono regolarmente canti marinareschi. Lo stesso dicasi per la Germania, dove i cori sono ancora più numerosi. Ce n’è una manciata anche in paesi vicini come la Polonia, la Norvegia, il Belgio e perfino in Svizzera, che pure non ha sbocchi sul mare.
Di fronte a questi numeri, c’era da immaginarsi l’esistenza di una quantità incredibile di persone dedita ai canti marinareschi e altri canti del mare nelle pianure dell’Europa del nord, e mi ci sono voluti due mesi per scoprire il perché.
Fin dall’inizio la spiegazione sembrava essere che alla gente piace divertirsi. I partecipanti, solidi musicisti dilettanti, non erano marinai incalliti né gente che si accompagna durante il lavoro in mare, bensì persone dai modi gentili di mezza età, dai 40 ai 70 anni.
Di giorno lavoravano come venditori di componentistica per l’industria o come insegnanti. Uno era un dirigente d’azienda che magari doveva volare a Tokyo il martedì mattino e tornare per esercitarsi giovedì sera. Un altro era il capitano della propria chiatta da carico, che ha smesso perché non poteva competere con le nuove chiatte più grandi. Ora lavora con i bambini handicappati. Un buon numero sono in pensione o disoccupati. Ma anche se alcuni erano al volante di Bmw e altri in bicicletta, cantavano tutti insieme. Se vi capita di entrare nella sala durante un’esecuzione commovente di un vecchio canto di mare, la prima cosa che notate è il senso di unità, forza e convivialità.
Questo gruppo sapeva come divertirsi. In qualche caso gli uomini avevano bisogno di staccare la spina dopo lunghe settimane di lavoro, e i fine settimana trascorsi nelle feste in Germania – le cinque o sei volte l’anno in cui si svolgono – davano loro la possibilità di scaricare un po’ di pressione. Per chi è in pensione o disoccupato, cantare in un gruppo diventa una buona occasione per stare con gli amici. Ad altri ancora offre la possibilità di fare musica in modi che non richiedono grande talento o tecnica, né sono soffocati dalle rigide dottrine sociali e religiose della chiesa cattolica, di quella olandese riformata, di quella calvinista.



Musica e lavoro
Eccoci, dunque, al festival marino di Vegesack, sobborgo di Brema, Germania. Siamo saliti sull’autobus noleggiato alle 8, le fisarmoniche sono spuntate alle 8,45 e i canti non sono cessati finché siamo arrivati in Germania, buttando giù pesce crudo, alle 16. Sull’autobus c’era un altro coro, De Caapstanders, che contava sia uomini sia donne, e la presenza di compatrioti con cui cantare ha scatenato l’eccitazione di entrambi i gruppi. Tre fisarmoniche pompavano musica su musica e tra melodie, vino e birra (spuntati dal cassetto del cruscotto e venduti dall’autista) il tempo è volato. Tutti affollavano il passaggio facendo avanti e indietro, salutando vecchi amici e unendosi ai cori. In certi momenti cantava tutto l’autobus, coprendo con vecchi, classici canti marinareschi il rumore dei pneumatici e del motore.
Sull’autobus ho sentito per la prima volta op de haaring. Questo canto è il favorito di molti membri di De Boekaniers per come si sposa al loro modo di mangiare aringhe. Piace anche perché è una canzone bella e suggestiva sul lavoro di tirare a bordo reti cariche di sguscianti, argentei pesci lunghi 15 centimetri. La melodia comprende un verso gioviale e trascinante che tutti sembrano conoscere e cantano all’unisono, e quindi un coro che sfocia in dense armonie, con una consistente sezione di basso che prolunga il finale e i tenori a fare da contrappunto alto. «Tira su le reti, tira su le reti, l’argento dal mare». Ogni cantante si allunga e alla parola op drizza il torso e le braccia come se stesse tirando su una rete piena di pesce.
Questa scena coglie l’essenza della musica che accompagna il lavoro in Olanda e in Germania nel XXI secolo. È cantata in modo ricreativo, per ricordare un’era in cui gli uomini cantavano e lavoravano a bordo di velieri e pescherecci. La musica in sé non ha nessun ruolo nel luogo di lavoro moderno, ma solo in quanto è di sollievo dopo una giornata di lavoro. Altre canzoni che non sono legate specificamente al lavoro sulle navi, come quelle sul mare e la vita a bordo, fanno parte del repertorio.
Che i canti siano o meno musica legata al lavoro, i De Boekaniers si lanciano in cori eccitanti senza indugio. Viaggiare e cantare con il gruppo, in specie nei festival musicali nei fine settimana, mi è sembrata una combinazione tra un incontro di una famiglia numerosissima, una grande festa in costume e una vacanza di studenti che si sono persi sulla strada per Ibiza e si ritrovano in una base militare.

Lutzow Kaserne
Intanto, il festival marino tedesco è ospitato in una caserma dell’esercito a Lutzow Kaserne, una grande base militare lì vicino. Mentre l’autobus varcava il cancello, un gruppo di soldati ci ha salutato con stile e poi è salito a bordo per controllare i nostri passaporti. I soldati erano tesi e sospettosi nei confronti dei passeggeri, ma il livello di giovialità sull’autobus era tale che la gente cercava apertamente di sciogliere il loro gelido sguardo. Un signore con una barbetta a punta e un buffo cappello ha afferrato il mio passaporto e mi ha dato il suo. Quando è arrivato il soldato per il controllo, ha guardato i passaporti, poi noi due, poi ancora i passaporti… e ha fatto una smorfia. La tensione era svanita.
Quando sono scesi dall’autobus, i soldati scherzavano con tutti, dando all’evento l’aura di una riunione familiare. Anche se non hanno condiviso le nostre aringhe, si sono adeguati agli scherzi e hanno ascoltato le storie che sgorgavano dalla bocca dei musicisti eccitati.
Quel fine settimana, poi, sembrava una gigantesca festa in costume perché tutti i membri di entrambi i cori erano vestiti con una congerie di vecchi abiti rustici: camicie a righe, bandane, cappelli di lana da pescatore e pantaloni larghi e sformati. Alcuni avevano orecchini d’oro a cerchio, altri fasce di sisal legate intorno al petto come fusciacche. Giravamo nella zona del festival in bande e quando trovavamo un’altra banda seduta al tavolo di un caffè ci sedevamo invocando stuzzichini a sbafo.
Viaggiare con De Boekaniers è stata una vera e propria boccata d’aria fresca, perché tutte le regole sembravano accantonate. Eravamo lontani dall’Olanda e la severità dei tedeschi pareva rendere ancora più sfrenati i membri del coro. A mezzanotte, tornato dalla prima serata di spettacolo, ero esausto e stavo per accasciarmi sul letto quando uno di loro ha sussurrato: «Bennett, prendi il violino, andiamo a intrufolarci nella caserma delle donne!»
E così abbiamo suonato fino alle tre del mattino, buttando giù altre aringhe, birra e pane. Siamo tornati nei nostri letti con lo sguardo annebbiato, cantando bellicosamente canti marinareschi nell’aria frizzante mentre passavamo accanto ad autorimesse piene di carri armati e autoblindo tedesche. Avevamo trionfato sull’ordine militare con i nostri cori suggestivi e il pesce sotto sale: non si vedeva un solo ufficiale tedesco e la notte era stata dedicata alla convivialità del cibo e della musica condivisi.
Bennett Konesni

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