È uscito oggi Slowfood 27

Sono diciassette le edizioni di Osterie d’Italia e da altrettanti anni quando si finisce sulla pagina di San Marzano Oliveto ci s’imbatte nella trattoria Del Belbo da Bardon: in genere ci arrovelliamo con arguzie letterarie per cambiare un po’ l’incipit della scheda, ma poi siamo costretti a proseguire raccontando sempre gli stessi piatti, le stesse atmosfere, gli stessi personaggi: se non è un record poco ci manca. Già, perché molte osterie con le quali avevamo iniziato l’avventura della guida hanno presto o tardi spiccato il volo: aggiunto sottopiatti e diminuito le porzioni dei soprapiatti, sofisticato le presentazioni, internazionalizzato le proposte, arricchito le apparecchiature e, dulcis in fundo, ritoccato i prezzi. Dal 1891, invece, da quando Gioachino Bardone aprì il locale, il Bardon rimane orgogliosamente un’osteria, che propone una solida e saporita cucina imperniata su ravioli quadri, agnolotti dal plin, gnocchi, tajarin, pasta e fagioli, bolliti, galletti, conigli, stinchi, costine e via continuando, all’insegna di ruspante piemontesità.
Oggi officia Gino (a sinistra nella foto, con il fratello più giovane, Andrea), figlio di Anna e Giuseppino, che da sempre coltiva tre passioni: la Juve, la bicicletta e il vino.
«Gente così merita la copertina», ci siamo detti. Ed eccola qui, ad anticiparvi il racconto che Gioavanni Ruffa dedica ai Bardon, a pag. 64 della rivista. (Alessandro Monchiero)
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