Chiacchiere di vino, musica e cucina/Slowfood

Uno spazio in cui leggere in anteprima e dibattere gli articoli della rivista italiana di Slow Food: osterie e locande d'Italia, recensioni, Presìdi, inchieste, desco music, itinerari del vino e dell'olio, balloons, biodiversità, Comunità del cibo, degustazioni, cultura alimentare…

4/24/2007

Il sapere minuto è la cura globale

Domani esce Slowfood 26. Vi anticipiamo l'editoriale di Serena Milano.

Non è troppo tardi. Gli oceani e i fiumi sono malati gravi, ma non incurabili. Il rimedio esiste: sta nella politica, nei gesti quotidiani di ognuno di noi, nel lavoro delle comunità di pescatori, nella passione di chi trasforma le materie prime.
Il binomio ecologia e gastronomia – che è alla base di un nuovo approccio all’agricoltura e, quindi, al cibo – vale anche per l’acqua. E l’acqua, come la terra, ha bisogno periodicamente di riposare e di rigenerarsi.
Ecco, in sintesi, i messaggi positivi di questo numero, che affiancano l’allarme, doveroso, per il collasso degli ambienti marini e fluviali. La cura può partire da piccole iniziative di tutela, riscoperta, valorizzazione dei territori e dei prodotti locali.
Lo dimostra l’esperienza di Torre Guaceto, una riserva magnifica a nord di Brindisi: 1000 ettari di terra e 2000 di mare che conservano una biodiversità straordinaria (con litorali di sabbia e rocce, un promontorio sospeso sul mare, olivi centenari, cespugli di salicornia, mirto, lentisco, gigli di mare…), la quale dal 2000 a oggi ha registrato un aumento del 400% della fauna ittica (triglie, scorfani, dentici, orate, saraghi, polpi, seppie…), con un tale riscontro economico per i pescatori da indurli a chiedere un ampliamento della riserva marina.
E lo dimostra la passione di una comunità di pescatori e cuochi della Loira, che sta lavorando per recuperare un rapporto più sano e consapevole con il fiume e il suo territorio. In questo numero vi raccontiamo la storia di un pescatore (Jean-Jack Martin), di un professore (Philippe Boisneau) e di un cuoco (Bernard Charret), impegnati sul fronte della Loira per preservare e portare in tavola un piccolo pesce: la pucelle d’Orléans (ovvero la cheppia, una sardina d’acqua dolce che risale il fiume seguendo il percorso di Giovanna d’Arco, da Tours a Orléans).
Soltanto da progetti di questo genere – concreti, locali e comunitari – può nascere una nuova politica globale e, quindi, una nuova gestione delle acque. E non si tratta di una posizione minimalista, eredità dell’approccio cui ci hanno abituato interventi come i Presìdi o i mercati della terra.
Lo conferma uno studio pubblicato nel novembre scorso dalla rivista Science, come esito di un lavoro di ricerca durato quattro anni. Michele Fossi ne intervista l’autore principale, il professore di biologia della Dalhousie University di Halifax, Boris Worm. Dopo un’analisi sullo stato di salute dei mari e il quadro gravissimo e desolante che ne emerge (la maggior parte degli stock ittici ipersfruttati, la diminuzione della quantità totale del pescato e della sua varietà…), Worm conclude con un messaggio positivo: «L’oceano ha un buon potenziale di ripresa, la rigenerazione di alcuni stock ipersfruttati può avvenire nel giro di pochi anni». Nelle acque dei parchi marini e delle riserve di pesca, infatti, l’aumento medio della biodiversità marina è del 23% dopo appena 5-10 anni dall’entrata in vigore del bando di pesca. Basta lasciare riposare i mari, dunque, esattamente come la saggezza contadina insegna, da millenni, a lasciar riposare i campi per continuare ad avere buoni raccolti.
Passando dal mare alla terraferma, un altro bell’articolo di questo numero ribadisce l’importanza dell’agire locale, del sapere minuto, sorprendentemente simile in angoli del mondo lontani tra loro migliaia di miglia. Stefano Cavallitto e Alessandro La Macchia raccontano l’esperienza di Florin e Gigi, due coltivatori di mele rumeni, nei cinque giorni di Terra Madre, tra Torino (sede dell’evento) e Dogliani (dove i rumeni erano ospiti). Proprio il sapere minuto accomuna questi contadini agli altri 5000 partecipanti dell’Incontro mondiale tra le comunità del cibo: «Nel momento in cui apprendono che perfino il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, verrà a portare il saluto alle comunità, Florin e Gigi (i due rappresentanti rumeni) intuiscono come tutto questo affanno di bandiere, fanfare, giornalisti e persone importanti ruoti attorno a loro, ai loro saperi materiali e, in definitiva, intorno alle loro mele».
Dopo il mare e le comunità, chiudiamo segnalando un’altra sezione importante, dedicata alla storia e alla realtà dei Gas, i gruppi di acquisto solidale. A partire dalla loro prima esperienza, a Fidenza nel 1994, i Gas hanno contribuito a mostrare che esistono alternative all’economia globale e che sono praticabili nell’immediato. Sono prova di come si possa scegliere uno stile di vita che unisca i concetti di consumo critico e di risparmio etico.
Vi presentiamo i gruppi di acquisto italiani con una serie di articoli che cercano di tracciare un quadro esauriente della loro storia, delle loro differenze, delle loro caratteristiche principali. Ci interrogheremo e cercheremo di capire se Gas e Slow Food possano dialogare e collaborare in modo organico vista la contiguità dell’assunto di partenza (la convinzione che il consumatore, con le sue scelte, possa influenzare la politica) e degli obiettivi (un mercato più trasparente e giusto: sia per chi produce sia per chi acquista e consuma).

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