Professionisti allo sbaraglio (di Luigi Fenoglio)
Ultima anticipazione da Slowfood 23, in uscita il 27 novembre, con un'intera sezione dedicata ai blog enogastronomici.
Negli anni Novanta capitava di sentir parlare di internet come di un fenomeno passeggero. Una moda per invasati ebbri di tecnologia che sarebbe presto tramontata lasciando labili tracce, come si trattasse di un semplice fenomeno di costume. Ma il sistema si è evoluto e con esso sono fiorite nuove prospettive. Ora si guarda al web con rispetto, consci delle potenzialità di un mezzo che ha un bacino di utenza planetario e un potere informativo sconfinato. Informazione a 360 gradi a cui tutti possono accedere, al prezzo di un click. Pur essendo innovatrice, però, l’estrema semplicità della ricerca non è l’aspetto più interessante dell’evoluzione/rivoluzione a cui stiamo assistendo. Non solo chiunque può ricevere informazioni, ma chiunque può informare. E questo aspetto ha un certo qual retrogusto eversivo. Quale che sia l’argomento che si decide di trattare, basta accedere a determinati siti e in pochi minuti si è on-line. È facile e immediato e, soprattutto, non bisogna presentare nessun curriculum o referenza. Grazie al rigoglio e alla proliferazione del fenomeno blog, poi, è davvero un giochetto esprimere la propria opinione.
Parlare di vino
Il mondo del vino e l’enogastronomia in genere sono tra gli argomenti più trattati on-line. Food blog e wine blog sono numerosi, anche se non è sempre facile orientarsi nei frastornanti intrichi di rimandi presenti in rete. Mancando un punto di vista d’insieme, si corre il rischio di faticare un po’ nel tentativo di farsi un’idea precisa di quello che avviene tra le pagine virtuali. Si è costretti a procedere a piccoli passi, di collegamento in collegamento, di link in link, finché si acquista una discreta dimestichezza che permette di muoversi più o meno agevolmente.
I wine blog attualmente più seguiti sono circa una quindicina:
aliceilvino
aristide
baciodivino
clubpapillon
divinoscrivere
imbottigliatoallorigine
lavinium
mondosapore
quintomiglio
thewineblog
tigulliovino
vinopigro
tirebouchon
vinoalvino
vinotecaonline
Si tratta di diari virtuali tenuti perlopiù da esperti del settore, giornalisti, in qualche caso produttori, che trattano il loro spazio come un vero e proprio punto informativo. E così si danno notizie, si segnalano eventi, si propongono iniziative e quant’altro riguarda il mondo del vino in genere. Ma non è solo la ricerca di informazione che spinge alla lettura di un blog. Cosa sembra incuriosire maggiormente è il fioccare di discussioni e, soprattutto, la possibilità di interagire direttamente con chi scrive e con chi commenta. Di parlare e di parlarsi. Di esprimere la propria opinione e confrontarla con decine di appassionati che regolarmente si incontrano per discutere. Da qui il successo inaspettato di non addetti ai lavori, mossi da tanta passione e voglia di comunicare, che con un loro nick name hanno cominciato a scrivere pubblicando in internet. È il caso di Marco Grossi (imbottigliatoallorigine), un lodigiano di 33 anni che ha aperto un blog nel quale parla agevolmente di vino e, come recita la frase di benvenuto, di «tutto quello che gli gira intorno, imbottigliato all’origine, stappato da me». Ancora più significativo, forse, l’esempio di Elisabetta Picotti, una delle “donne del vino” più linkate dai wine blogger che, su aliceilvino, regala quello che lei stessa definisce «un punto di vista femminile», spaziando con disinvoltura dalle degustazioni alla vinoterapia e non disdegnando, a volte, qualche amara riflessione che serve da spunto per discussioni e approfondimenti. Interessante anche il blog di Fiorenzo Sartore, enotecaro di Genova, che sul suo Diario enotecario (vinotecaonline) accoglie i lettori dicendo: «Qui, in questo blog, mi limito a dir la mia su questo mondo meraviglioso. Va bene? Buon divertimento».
Ma la passione e la voglia di mettersi in gioco non bastano a giustificare l’attenzione con cui decine e decine di persone seguono questi neocomunicatori che hanno trovato in rete il cantuccio in cui accovacciarsi per far sentire la propria voce. I loro blog sono spesso belli e accurati. E non solo da un punto di vista contenutistico, ma anche visivo. I siti hanno sovente una grafica sobria ed elegante e i post, scritti più o meno quotidianamente, sono corredati da foto d’effetto, nella maggior parte dei casi scattate dagli autori stessi.
Raccontare di cibo
Questa raffinata cura del dettaglio si riscontra in maniera ancor più evidente nei vari food blog.
Ma, mentre nel caso dei wine blog i “professionisti” continuano a essere decisamente più numerosi rispetto ai “dilettanti”, per quanto riguarda i food blog sembra valere l’inverso. Il principio è lo stesso a cui si accennava prima. Appassionati di cucina ed enogastronomia che si approcciano al web con estro e volontà di comunicare. Uno di questi luoghi virtuali sicuramente più clickato è quello di Sigrid (nick name: Cenzina), una simpatica e competente fiammingo-romana che dal marzo 2005 pubblica sul suo cavolettodibruxelles ricette e consigli, corredati da splendide fotografie scattate da lei. Ma non si limita solo a questo. Basta infatti inviarle un’e-mail (cavolettodibruxelles@gmail.com) per ricevere la sua newsletter mensile o, per dirla a suo modo, «per ricevere, una volta al mese, cavolate varie e assortite, ovvero note e consigli di letture golose, virtuali e non, insieme all’elenco delle ricette del mese precedente e qualche considerazione a seconda dell’umore…». Il suo blog colpisce per l’indiscutibile cura con cui è trattato e, non a caso, è uno dei più apprezzati più o meno da chiunque navighi on-line a caccia di ricette. Ormai un’autorità nel suo genere, tanto che in due o tre occasioni è stata anche ospite di trasmissioni televisive che si occupano di cucina. (Il naso in pentola e Casa Alice di Alice tv, Cortesia per gli ospiti di Discovery real time).
Ma Cenzina, pur speciale, non è sola. Anzi, si trova in ottima compagnia. Un’altra blogger provetta è Petula, la cuoca petulante, che parla di «cibo e ricette in versione macrobiotica, forse. Perché la macrobiotica non è noiosa o cibo per pennuti…» (lacuocapetulante). In realtà, sperimentata da lei e riproposta, la macrobiotica perde quell’aura leziosa che l’ha spesso caratterizzata, e assume toni invitanti e appetitosi. Di qui si deduce che non basta saper cucinare e avere una forte passione. Occorre saper comunicare. Cosa che alla maggior parte dei blogger che trattano enogastronomia riesce a meraviglia.
Altri blog interessanti da tenere sott’occhio sono sicuramente:
blogs.san-lorenzo (food blog aggregator, piattaforma virtuale dove aprire il proprio food blog); conservareinfrigo (Tulip, romana, convinta che la vita sia come un frigorifero. E affinché le cose si mantengano è necessario trattarle bene…); cuochidicarta (Scribacchini in cucina e dintorni, dichiarano: «Siccome i cuochi veri sono fatti in modo assai diverso, ci capiterà spesso di aggirarci nei dintorni della cucina»); fiordizucca (direttamente da Devon, Regno Unito: «Qui mi limito a raccogliere ricette, così, perché quando me ne viene bene una puntualmente l’ho dimenticata o scritta su un foglio che non trovo più». Ma non raccoglie solo ricette, fa molto di più. Ogni ricetta, infatti, è accompagnata da un sogno, tanto per rendere l’idea); francescav (Francesca da Roma, tiene il suo diario, cucina, fotografa, si emoziona, racconta); ilcuoreeunafrattaglia (Arma, con le sue «divagazioni gastronomiche di una cuoca sentimentale»); ilgastronomoriluttante (Muccapazza28, Bologna: «Eversivo della comunicazione enogastronomica atta a soddisfare il proprio ego ipertrofico». Dichiarazione d’intenti mantenuta); kitchenpantry (Il francese e Piperita, da Milano, raccontano e si raccontano a suon di ricette); latestanelpiatto (Veronica da Roma. Le capita spesso di mangiare in un ristorante e di rimanere a indugiare sul sapore del piatto scelto. Oppure di pensare agli ingredienti e alla sua ricetta… e spesso ci perde la testa…); lecosetonde (La ballera da Roma, di cibo e altri racconti…); simplicissimus (Antonio Tombolini: non solo enogastronomia); untoccodizenzero (Gourmet, da Torino: «Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene»); zuccherierait («Un’italiana ai fornelli in Spagna. Fatti e misfatti culinari dalla Castiglia profonda»).
Cos’è l’autorevolezza
L’alto gradimento e l’interesse suscitati da questi volenterosi blogger ha creato, e crea tutt’ora, un certo disorientamento e qualche sparuta polemica. Ci si arrovella, on-line, intorno al concetto di autorevolezza. Ma, chiunque si sia avventurato sul web leggendo, commentando e magari aprendo un suo blog, sa perfettamente che essere autorevoli non è affar semplice. Si può essere informatori, certo, ma questo status occorre in qualche modo guadagnarselo. Occorre lottare giorno per giorno, in prima persona, confrontandosi, dialogando, informando ed esponendosi alle critiche di chi legge e commenta in tempo reale. Perché è questo che avviene. Il rapporto diretto tra chi scrive e chi legge è praticamente immediato e bisogna essere in grado di render conto di ogni singola parola pubblicata. Non che questo non sia valido anche per la carta stampata, ma con il blog è il rapporto stesso tra scrittore e lettore a essere scardinato. Navigando fra i vari food e wine blog – noi ne abbiamo citati solo alcuni – si ha nettissima la sensazione che ci sia una grande spaccatura. C’è chi si diverte e scrive per proprio diletto, per il diletto di chi legge e di chi commenta, senza grandi (esplicite) pretese.
E c’è chi, invece, queste pretese le ha. Si tratta per lo più di giornalisti già affermati sulla carta stampata che a fatica accettano un novello anonimato. Anni trascorsi davanti a macchine da scrivere e poi computer cercando di conservare la credibilità di un nome che, una volta approdato sul web, sembra perdere il fascino incantatore guadagnato sul campo.
E così troviamo autori del calibro di Paolo Marchi, giornalista e gastronomo curatore della pagina settimanale “Affari di gola” su Il Giornale (www.ilgiornale.it), accennare a una cena a elBulli, proseguire senza soffermarsi: «Adriá e i Roca, piacere infinito lo scorso fine settimana ma non solo loro. Che buona la Liguria…» (marchidigola.identitagolose, mercoledì 24 maggio 2006) ed essere messo nelle condizioni di dover rispondere a un paio di scettici curiosi… Pippolimpionico, il 24 maggio 2006 alle 15,44 replica: «Qui comincio ad avere qualche dubbio! Ma sarai andato sul serio al Bulli e da Roca? Noi aspettiamo foto e resoconti con bava alla bocca e tu ci parli d’altro. Gatta ci cova». E Gumbo chicken, il 24 maggio 2006 alle 17,28 non è da meno: «Anch’io ho una foto di un polpo gallego. Anzi il mio è più gallego del tuo perché io l’ho mangiato proprio in Galizia! Mostraci qualcosa di “catalunio”, mr. blogger!».
Ed eccoci, dunque, al discorso di prima. Chiunque può dire ciò che vuole, qualsiasi cosa, a patto che sia disposto a spiegare e a spiegarsi. Se cessa il confronto, credibilità e autorevolezza vengono improvvisamente meno.
Il rapporto diretto tra l’autore e quello che viene scritto, l’assenza di un editore e di una redazione che controlla e decide, fanno dei blogger persone assolutamente libere anche se, per un altro verso, sembrano aumentare le responsabilità. Una “professionalità” ottenuta con la pratica e la passione, spesso mal digerita e vista con un occhio critico da chi si lamenta del dilettantismo dilagante sul web.
Marchi versus shampiste
All’inizio dello scorso aprile si è accesa una polemica che ha coinvolto diverse persone e che ha fatto un discreto rumore. La questione è nata da parte della newsletter 110 del 31 marzo 2006 di marchidigola.identitagolose del sopraccitato Paolo Marchi. Questo il passaggio incriminato: «Un paio di settimane, più o meno, e debutterà invece il mio blog, cosa che stupisce per primo il sottoscritto che ho sempre diffidato del mezzo, scordandomi che al mondo il valore di un prodotto è definito anche dall’uso che se ne fa. Se ad esempio nessuno le usasse premendo il grilletto, le pistole da sole non sparerebbero e, tanto meno, ucciderebbero. Ecco: il brutto del blog è che permette a molte shampiste e tanti dilettanti della tastiera di spacciarsi per le nuove Ruth Reichl o i novelli Veronelli piazzando nel web tre foto, due ricette e una sviolinata all’amato lontano. E trovano sempre qualcuno che ci crede, iniziando a raccontarsela tra loro senza rendersi conto che tutti i food blogger messi assieme non hanno tanti lettori quanti Gianni Mura ogni venerdì con Repubblica…».
E le “shampiste” non ci sono state. Alcune di loro, ma non solo loro (cavolettodibruxelles, blogs.san-lorenzo, simplicissimus per citare alcuni interventi) hanno pubblicato risposte accese e intense.
Sul cavolettodibruxelles, per esempio, possiamo leggere: «Tutto ciò mi farebbe piuttosto sorridere, se non fosse per la mala educazione e il sessismo virulente di un non meglio precisato giornalista gastronomico il quale per un qualche motivo (non preciso neanche quello, potrei risultare insultante a mio turno e non vorrei), se l ‘è dovuta prendere con noi».
E al grido di «più shampoo per tutti» Cenzina si fa ironica promotrice del club delle shampiste, a cui basta aderire inserendo un apposito banner sul proprio blog. Ma non tutti si sono schierati dalla loro parte. Ilgastronomoriluttante, Muccapazza28, lunedì 3 aprile 2006 scrive un post intitolato “Io non sto con le shampiste”. Scorrendo qualche riga leggiamo: «La shampista del web è quella persona che in rete sventola la propria umanità tra una ricetta e l'altra, pubblicando due foto e partecipando attivamente al commento della lettrice che narra il racconto dell’ultimo lavoretto fatto in cucina, sopra o sotto la tovaglia (a seconda del grado di trasgressività di ciascuna) al proprio amante/amico e, se proprio non c’è di meglio, al fidanzato/marito. Elargiscono amicizia a tutti gli sconosciuti e condividono una grande passione per il cibo, attente a non rubarsi a vicenda balsamo, shampoo, bigodini o becchi d’oca… E così, accecate da tutto il balsamo profuso nel web, le povere shampiste punte sul vivo, hanno commesso, con una certa ingenuità, il classico e clamoroso autogoal, perdonabile, a dire il vero, alle giovani fanciulle che sognano il principe azzurro: un editore a cavallo di una bella testata, meglio se su carta (alla faccia del mondo virtuale, che sarà actual ma rende poco), meglio ancora se con qualche aggancio televisivo, che può proiettare in un mondo che credono, fanciulle ingenue, più concreto». Saccenteria a buon prezzo, nonché una predicozza da pulpito altrettanto shampista, che non ci piace.
E così la polemica è proseguita per qualche giorno, a colpi di post e commenti, tra detrattori e sostenitori orgogliosi della libertà di shampoo. Dato per assunto che non vogliamo alimentare nessun tipo di dissapore, a maggior ragione per una questione conclusasi mesi fa, ci limitiamo a una considerazione. Il fatto che un giornalista professionista abbia fatto un’affermazione e sia stato attaccato anche duramente da più fronti, può significare una cosa sola. Che le cose sono cambiate. Significa che i blog danno voce a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco, professionista o meno che sia. Il fascino del blog, poi, sta nel fatto che alle informazioni che si vogliono dare, solitamente vengono aggiunte anche una serie di annotazioni personali che, pur infastidendo qualcuno, rendono più umano e simpatico chi scrive.
Il blog non è un giornale
Quindi più letto. Quindi più commentato. Quindi più autorevole. Ma anche più criticato e criticabile, come si può evincere dal post di Muccapazza28, riportato poco sopra. Curioso anche un post di Stefano Bonilli, storico enogastronomo del Gambero Rosso che, sul suo blog Papero Giallo il 15 giugno 2006 racconta stupito di un blogger che, parlando della moglie che russa, riesce a radunare intorno a sé un folto gruppo di persone che leggono e commentano affascinate. Ma è proprio questo che bisogna imparare ad accettare. Il blog non è un giornale. È uno strumento diretto che sta in qualche modo rivoluzionando le metodologie di comunicazione. I commenti, poi, prendono spesso la dimensione della chiacchiera da cortile e ognuno sembra avere qualcosa da dire. Lasciano tracce più discrete rispetto a un post, ma sono il terreno sul quale si svolgono battaglie o picnic, secondo i casi. Si fanno domande, si esprimono dubbi, si espone la propria esperienza e si critica, ci si fa i complimenti, ci si saluta prima delle ferie. Si alimentano quei rapporti umani che fanno di blogger e commentatori una vera e propria comunità. E non si limitano a parlare di una ricetta o della visita a un ristorante famoso, ma raccontano quali sono le difficoltà nel reperire gli ingredienti, nel trovare parcheggio, nel digerire correttamente con una moglie che russa di fianco e via dicendo.
Il segreto è nel tono confidenziale e di condivisione con cui è affrontato il tema trattato, qualunque esso sia. Così una ricetta non è più solo una ricetta, ma un invito da parte di qualcuno che si è guadagnato la nostra fiducia a fare altrettanto.
Essendo un mondo in continua evoluzione, costituito da siti aggiornati pressoché quotidianamente e caratterizzato da quella grande libertà di comunicazione di cui abbiamo fin qui parlato, risulta evidente che dare un quadro completo ed esaustivo di ciò che capita on-line è piuttosto complicato. L’invito è a visitare di persona questi luoghi, immergersi in gomitoli di link e riferimenti vari, rimanendo incantati o delusi, nella miglior tradizione di chi si avvicina a una realtà cangiante e mobile, costituita innanzitutto da individui. Dilettanti e professionisti.
Approfondimenti:
Il decalogo
Antonio Tombolini (simplicissimus), intervenendo nell’ennesima polemica serpeggiante per il web, pubblica quello che ritiene un vademecum necessario a chiunque si approcci al blog in qualità di “addetto ai lavori”. Lo riportiamo di seguito.
Venerdì 31 marzo 2006.
«Il decalogo del blogger giornalista, ovvero: nessuno è perfetto
Il fatto che molti giornalisti professionisti, con un ritardo di quattro o cinque anni impiegati a deprecarlo, decidano vieppiù di aprire un proprio blog, mi spinge a offrire loro il presente pratico decalogo, che spero troveranno di loro gradimento e utilità.
1. Quando scrivi un post non pensare di farlo per i tuoi lettori.
2. Quando scrivi un post ricorda che gli altri non sopportano di essere trattati da tuoi lettori.
3. Quando scrivi un post ricorda che stai partecipando a una conversazione tra pari.
4. Quando scrivi un post non pensare che la sua bontà si misuri col numero di accessi.
5. Quando scrivi un post ricorda che in rete non vale la regola per cui bene o male, purché se ne parli: se di te si parlerà male, dovrai fronteggiarne le conseguenze, o sono dolori.
6. Quando scrivi un post non dare retta a chi ti dice che per sfondare in rete la cosa migliore è passare agli insulti: non è vero, gli insulti annoiano e basta.
7. Quando scrivi un post prova a scoprire che si può essere autentici, sinceri, brutalmente onesti, e allo stesso tempo civili e tolleranti.
8. Quando scrivi un post non essere falso, perché si capisce subito.
9. Quando scrivi un post non metterci lo stesso impegno che metti nello scrivere un pezzo per il tuo giornale: mettine di più, o il tuo blog farà schifo.
10. Quando scrivi un post non ricordare mai agli altri che sei un giornalista professionista. E soprattutto non ricordarlo mai a te stesso.
11. [Bonus hint] Quando scrivi un post, comincia a pensare che, chissà, magari l’espressione giornalista professionista potrebbe essere una stronzata...».
(Lo trovate qui).
L’evento
L’11 giugno 2006, ospite della cantina Cà del Bosco di Erbusco (Bs), un nutrito gruppo di wine blogger ha fondato la Wine Blog Association, con lo scopo di coordinare i wine blogger, non solo italiani, con una serie di iniziative on-line volte a valorizzare «il ruolo indipendente e trasparente della comunicazione del vino via blog».
Gli obiettivi principali della Wba, come riporta il sito wineblogassociation sono dunque i seguenti:
1. Contribuire ad accrescere la conoscenza nel mondo del vino delle tecnologie della comunicazione interattiva via blog, sia tra gli attuali curatori dei blog sia tra i professionisti della comunicazione e del marketing dei media tradizionali e delle aziende della filiera del vino.
2. Promuovere la libertà di comunicazione insieme alla responsabilità individuale, tramite la diffusione e adozione di un codice etico della Wba, fondato sui princìpi del dialogo aperto, interattivo, e della trasparenza.
3. Partecipare a eventi e organizzarne di quelli che evidenzino il valore aggiunto creato dal contributo della comunità dei wine blogger alla comunicazione e informazione sul mondo del vino.
Per seguire i cambiamenti in corso, conoscere i nomi dei soci fondatori e di coloro che fanno parte della Wba, rimandiamo al sito della medesima.
Macchianera blog Awards
A testimonianza del fatto che il fenomeno blog appassiona a 360 gradi e che l’attenzione con cui lo si osserva è sempre maggiore, fioriscono nominations e classifiche. Macchianera, attivo dal lontano novembre 2000, ha istituito gli Mba (Macchianera blog Awards).
Tra i risultati dell’edizione 2006 troviamo, alla voce Miglior blog buongustaio, fiordizucca (primo classificato) e, a seguire, cavolettodibruxelles e Papero giallo.
La guida
L’azienda sudafricana Stormhoek (www.stormhoek.com), dopo aver raddoppiato le vendite in Europa nel 2005 grazie a una campagna di marketing indirizzata alla comunità dei blogger di Regno Unito, Irlanda e Francia, ha pubblicato The Stormhoek Guide to Wine Blogging, realizzata in collaborazione con Hugh MacLeod (www.gapingvoid.com) dedicata alle aziende vinicole e distribuita gratuitamente.
La precedente iniziativa dell’azienda era consistita nel selezionare un centinaio di blogger – non solo tra coloro che parlavano di vino – e nell’inviare loro a titolo di campione gratuito una bottiglia di Stormohoek Shiraz 2004 e di Sauvignon Blanc 2005, con tanto di etichetta personalizzata e numerata. I blogger hanno assaggiato, ne hanno parlato, e il business, a quanto dicono, è raddoppiato.
Negli anni Novanta capitava di sentir parlare di internet come di un fenomeno passeggero. Una moda per invasati ebbri di tecnologia che sarebbe presto tramontata lasciando labili tracce, come si trattasse di un semplice fenomeno di costume. Ma il sistema si è evoluto e con esso sono fiorite nuove prospettive. Ora si guarda al web con rispetto, consci delle potenzialità di un mezzo che ha un bacino di utenza planetario e un potere informativo sconfinato. Informazione a 360 gradi a cui tutti possono accedere, al prezzo di un click. Pur essendo innovatrice, però, l’estrema semplicità della ricerca non è l’aspetto più interessante dell’evoluzione/rivoluzione a cui stiamo assistendo. Non solo chiunque può ricevere informazioni, ma chiunque può informare. E questo aspetto ha un certo qual retrogusto eversivo. Quale che sia l’argomento che si decide di trattare, basta accedere a determinati siti e in pochi minuti si è on-line. È facile e immediato e, soprattutto, non bisogna presentare nessun curriculum o referenza. Grazie al rigoglio e alla proliferazione del fenomeno blog, poi, è davvero un giochetto esprimere la propria opinione.
Parlare di vino
Il mondo del vino e l’enogastronomia in genere sono tra gli argomenti più trattati on-line. Food blog e wine blog sono numerosi, anche se non è sempre facile orientarsi nei frastornanti intrichi di rimandi presenti in rete. Mancando un punto di vista d’insieme, si corre il rischio di faticare un po’ nel tentativo di farsi un’idea precisa di quello che avviene tra le pagine virtuali. Si è costretti a procedere a piccoli passi, di collegamento in collegamento, di link in link, finché si acquista una discreta dimestichezza che permette di muoversi più o meno agevolmente.
I wine blog attualmente più seguiti sono circa una quindicina:
aliceilvino
aristide
baciodivino
clubpapillon
divinoscrivere
imbottigliatoallorigine
lavinium
mondosapore
quintomiglio
thewineblog
tigulliovino
vinopigro
tirebouchon
vinoalvino
vinotecaonline
Si tratta di diari virtuali tenuti perlopiù da esperti del settore, giornalisti, in qualche caso produttori, che trattano il loro spazio come un vero e proprio punto informativo. E così si danno notizie, si segnalano eventi, si propongono iniziative e quant’altro riguarda il mondo del vino in genere. Ma non è solo la ricerca di informazione che spinge alla lettura di un blog. Cosa sembra incuriosire maggiormente è il fioccare di discussioni e, soprattutto, la possibilità di interagire direttamente con chi scrive e con chi commenta. Di parlare e di parlarsi. Di esprimere la propria opinione e confrontarla con decine di appassionati che regolarmente si incontrano per discutere. Da qui il successo inaspettato di non addetti ai lavori, mossi da tanta passione e voglia di comunicare, che con un loro nick name hanno cominciato a scrivere pubblicando in internet. È il caso di Marco Grossi (imbottigliatoallorigine), un lodigiano di 33 anni che ha aperto un blog nel quale parla agevolmente di vino e, come recita la frase di benvenuto, di «tutto quello che gli gira intorno, imbottigliato all’origine, stappato da me». Ancora più significativo, forse, l’esempio di Elisabetta Picotti, una delle “donne del vino” più linkate dai wine blogger che, su aliceilvino, regala quello che lei stessa definisce «un punto di vista femminile», spaziando con disinvoltura dalle degustazioni alla vinoterapia e non disdegnando, a volte, qualche amara riflessione che serve da spunto per discussioni e approfondimenti. Interessante anche il blog di Fiorenzo Sartore, enotecaro di Genova, che sul suo Diario enotecario (vinotecaonline) accoglie i lettori dicendo: «Qui, in questo blog, mi limito a dir la mia su questo mondo meraviglioso. Va bene? Buon divertimento».
Ma la passione e la voglia di mettersi in gioco non bastano a giustificare l’attenzione con cui decine e decine di persone seguono questi neocomunicatori che hanno trovato in rete il cantuccio in cui accovacciarsi per far sentire la propria voce. I loro blog sono spesso belli e accurati. E non solo da un punto di vista contenutistico, ma anche visivo. I siti hanno sovente una grafica sobria ed elegante e i post, scritti più o meno quotidianamente, sono corredati da foto d’effetto, nella maggior parte dei casi scattate dagli autori stessi.
Raccontare di cibo
Questa raffinata cura del dettaglio si riscontra in maniera ancor più evidente nei vari food blog.
Ma, mentre nel caso dei wine blog i “professionisti” continuano a essere decisamente più numerosi rispetto ai “dilettanti”, per quanto riguarda i food blog sembra valere l’inverso. Il principio è lo stesso a cui si accennava prima. Appassionati di cucina ed enogastronomia che si approcciano al web con estro e volontà di comunicare. Uno di questi luoghi virtuali sicuramente più clickato è quello di Sigrid (nick name: Cenzina), una simpatica e competente fiammingo-romana che dal marzo 2005 pubblica sul suo cavolettodibruxelles ricette e consigli, corredati da splendide fotografie scattate da lei. Ma non si limita solo a questo. Basta infatti inviarle un’e-mail (cavolettodibruxelles@gmail.com) per ricevere la sua newsletter mensile o, per dirla a suo modo, «per ricevere, una volta al mese, cavolate varie e assortite, ovvero note e consigli di letture golose, virtuali e non, insieme all’elenco delle ricette del mese precedente e qualche considerazione a seconda dell’umore…». Il suo blog colpisce per l’indiscutibile cura con cui è trattato e, non a caso, è uno dei più apprezzati più o meno da chiunque navighi on-line a caccia di ricette. Ormai un’autorità nel suo genere, tanto che in due o tre occasioni è stata anche ospite di trasmissioni televisive che si occupano di cucina. (Il naso in pentola e Casa Alice di Alice tv, Cortesia per gli ospiti di Discovery real time).
Ma Cenzina, pur speciale, non è sola. Anzi, si trova in ottima compagnia. Un’altra blogger provetta è Petula, la cuoca petulante, che parla di «cibo e ricette in versione macrobiotica, forse. Perché la macrobiotica non è noiosa o cibo per pennuti…» (lacuocapetulante). In realtà, sperimentata da lei e riproposta, la macrobiotica perde quell’aura leziosa che l’ha spesso caratterizzata, e assume toni invitanti e appetitosi. Di qui si deduce che non basta saper cucinare e avere una forte passione. Occorre saper comunicare. Cosa che alla maggior parte dei blogger che trattano enogastronomia riesce a meraviglia.
Altri blog interessanti da tenere sott’occhio sono sicuramente:
blogs.san-lorenzo (food blog aggregator, piattaforma virtuale dove aprire il proprio food blog); conservareinfrigo (Tulip, romana, convinta che la vita sia come un frigorifero. E affinché le cose si mantengano è necessario trattarle bene…); cuochidicarta (Scribacchini in cucina e dintorni, dichiarano: «Siccome i cuochi veri sono fatti in modo assai diverso, ci capiterà spesso di aggirarci nei dintorni della cucina»); fiordizucca (direttamente da Devon, Regno Unito: «Qui mi limito a raccogliere ricette, così, perché quando me ne viene bene una puntualmente l’ho dimenticata o scritta su un foglio che non trovo più». Ma non raccoglie solo ricette, fa molto di più. Ogni ricetta, infatti, è accompagnata da un sogno, tanto per rendere l’idea); francescav (Francesca da Roma, tiene il suo diario, cucina, fotografa, si emoziona, racconta); ilcuoreeunafrattaglia (Arma, con le sue «divagazioni gastronomiche di una cuoca sentimentale»); ilgastronomoriluttante (Muccapazza28, Bologna: «Eversivo della comunicazione enogastronomica atta a soddisfare il proprio ego ipertrofico». Dichiarazione d’intenti mantenuta); kitchenpantry (Il francese e Piperita, da Milano, raccontano e si raccontano a suon di ricette); latestanelpiatto (Veronica da Roma. Le capita spesso di mangiare in un ristorante e di rimanere a indugiare sul sapore del piatto scelto. Oppure di pensare agli ingredienti e alla sua ricetta… e spesso ci perde la testa…); lecosetonde (La ballera da Roma, di cibo e altri racconti…); simplicissimus (Antonio Tombolini: non solo enogastronomia); untoccodizenzero (Gourmet, da Torino: «Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene»); zuccherierait («Un’italiana ai fornelli in Spagna. Fatti e misfatti culinari dalla Castiglia profonda»).
Cos’è l’autorevolezza
L’alto gradimento e l’interesse suscitati da questi volenterosi blogger ha creato, e crea tutt’ora, un certo disorientamento e qualche sparuta polemica. Ci si arrovella, on-line, intorno al concetto di autorevolezza. Ma, chiunque si sia avventurato sul web leggendo, commentando e magari aprendo un suo blog, sa perfettamente che essere autorevoli non è affar semplice. Si può essere informatori, certo, ma questo status occorre in qualche modo guadagnarselo. Occorre lottare giorno per giorno, in prima persona, confrontandosi, dialogando, informando ed esponendosi alle critiche di chi legge e commenta in tempo reale. Perché è questo che avviene. Il rapporto diretto tra chi scrive e chi legge è praticamente immediato e bisogna essere in grado di render conto di ogni singola parola pubblicata. Non che questo non sia valido anche per la carta stampata, ma con il blog è il rapporto stesso tra scrittore e lettore a essere scardinato. Navigando fra i vari food e wine blog – noi ne abbiamo citati solo alcuni – si ha nettissima la sensazione che ci sia una grande spaccatura. C’è chi si diverte e scrive per proprio diletto, per il diletto di chi legge e di chi commenta, senza grandi (esplicite) pretese.
E c’è chi, invece, queste pretese le ha. Si tratta per lo più di giornalisti già affermati sulla carta stampata che a fatica accettano un novello anonimato. Anni trascorsi davanti a macchine da scrivere e poi computer cercando di conservare la credibilità di un nome che, una volta approdato sul web, sembra perdere il fascino incantatore guadagnato sul campo.
E così troviamo autori del calibro di Paolo Marchi, giornalista e gastronomo curatore della pagina settimanale “Affari di gola” su Il Giornale (www.ilgiornale.it), accennare a una cena a elBulli, proseguire senza soffermarsi: «Adriá e i Roca, piacere infinito lo scorso fine settimana ma non solo loro. Che buona la Liguria…» (marchidigola.identitagolose, mercoledì 24 maggio 2006) ed essere messo nelle condizioni di dover rispondere a un paio di scettici curiosi… Pippolimpionico, il 24 maggio 2006 alle 15,44 replica: «Qui comincio ad avere qualche dubbio! Ma sarai andato sul serio al Bulli e da Roca? Noi aspettiamo foto e resoconti con bava alla bocca e tu ci parli d’altro. Gatta ci cova». E Gumbo chicken, il 24 maggio 2006 alle 17,28 non è da meno: «Anch’io ho una foto di un polpo gallego. Anzi il mio è più gallego del tuo perché io l’ho mangiato proprio in Galizia! Mostraci qualcosa di “catalunio”, mr. blogger!».
Ed eccoci, dunque, al discorso di prima. Chiunque può dire ciò che vuole, qualsiasi cosa, a patto che sia disposto a spiegare e a spiegarsi. Se cessa il confronto, credibilità e autorevolezza vengono improvvisamente meno.
Il rapporto diretto tra l’autore e quello che viene scritto, l’assenza di un editore e di una redazione che controlla e decide, fanno dei blogger persone assolutamente libere anche se, per un altro verso, sembrano aumentare le responsabilità. Una “professionalità” ottenuta con la pratica e la passione, spesso mal digerita e vista con un occhio critico da chi si lamenta del dilettantismo dilagante sul web.
Marchi versus shampiste
All’inizio dello scorso aprile si è accesa una polemica che ha coinvolto diverse persone e che ha fatto un discreto rumore. La questione è nata da parte della newsletter 110 del 31 marzo 2006 di marchidigola.identitagolose del sopraccitato Paolo Marchi. Questo il passaggio incriminato: «Un paio di settimane, più o meno, e debutterà invece il mio blog, cosa che stupisce per primo il sottoscritto che ho sempre diffidato del mezzo, scordandomi che al mondo il valore di un prodotto è definito anche dall’uso che se ne fa. Se ad esempio nessuno le usasse premendo il grilletto, le pistole da sole non sparerebbero e, tanto meno, ucciderebbero. Ecco: il brutto del blog è che permette a molte shampiste e tanti dilettanti della tastiera di spacciarsi per le nuove Ruth Reichl o i novelli Veronelli piazzando nel web tre foto, due ricette e una sviolinata all’amato lontano. E trovano sempre qualcuno che ci crede, iniziando a raccontarsela tra loro senza rendersi conto che tutti i food blogger messi assieme non hanno tanti lettori quanti Gianni Mura ogni venerdì con Repubblica…».
E le “shampiste” non ci sono state. Alcune di loro, ma non solo loro (cavolettodibruxelles, blogs.san-lorenzo, simplicissimus per citare alcuni interventi) hanno pubblicato risposte accese e intense.
Sul cavolettodibruxelles, per esempio, possiamo leggere: «Tutto ciò mi farebbe piuttosto sorridere, se non fosse per la mala educazione e il sessismo virulente di un non meglio precisato giornalista gastronomico il quale per un qualche motivo (non preciso neanche quello, potrei risultare insultante a mio turno e non vorrei), se l ‘è dovuta prendere con noi».
E al grido di «più shampoo per tutti» Cenzina si fa ironica promotrice del club delle shampiste, a cui basta aderire inserendo un apposito banner sul proprio blog. Ma non tutti si sono schierati dalla loro parte. Ilgastronomoriluttante, Muccapazza28, lunedì 3 aprile 2006 scrive un post intitolato “Io non sto con le shampiste”. Scorrendo qualche riga leggiamo: «La shampista del web è quella persona che in rete sventola la propria umanità tra una ricetta e l'altra, pubblicando due foto e partecipando attivamente al commento della lettrice che narra il racconto dell’ultimo lavoretto fatto in cucina, sopra o sotto la tovaglia (a seconda del grado di trasgressività di ciascuna) al proprio amante/amico e, se proprio non c’è di meglio, al fidanzato/marito. Elargiscono amicizia a tutti gli sconosciuti e condividono una grande passione per il cibo, attente a non rubarsi a vicenda balsamo, shampoo, bigodini o becchi d’oca… E così, accecate da tutto il balsamo profuso nel web, le povere shampiste punte sul vivo, hanno commesso, con una certa ingenuità, il classico e clamoroso autogoal, perdonabile, a dire il vero, alle giovani fanciulle che sognano il principe azzurro: un editore a cavallo di una bella testata, meglio se su carta (alla faccia del mondo virtuale, che sarà actual ma rende poco), meglio ancora se con qualche aggancio televisivo, che può proiettare in un mondo che credono, fanciulle ingenue, più concreto». Saccenteria a buon prezzo, nonché una predicozza da pulpito altrettanto shampista, che non ci piace.
E così la polemica è proseguita per qualche giorno, a colpi di post e commenti, tra detrattori e sostenitori orgogliosi della libertà di shampoo. Dato per assunto che non vogliamo alimentare nessun tipo di dissapore, a maggior ragione per una questione conclusasi mesi fa, ci limitiamo a una considerazione. Il fatto che un giornalista professionista abbia fatto un’affermazione e sia stato attaccato anche duramente da più fronti, può significare una cosa sola. Che le cose sono cambiate. Significa che i blog danno voce a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco, professionista o meno che sia. Il fascino del blog, poi, sta nel fatto che alle informazioni che si vogliono dare, solitamente vengono aggiunte anche una serie di annotazioni personali che, pur infastidendo qualcuno, rendono più umano e simpatico chi scrive.
Il blog non è un giornale
Quindi più letto. Quindi più commentato. Quindi più autorevole. Ma anche più criticato e criticabile, come si può evincere dal post di Muccapazza28, riportato poco sopra. Curioso anche un post di Stefano Bonilli, storico enogastronomo del Gambero Rosso che, sul suo blog Papero Giallo il 15 giugno 2006 racconta stupito di un blogger che, parlando della moglie che russa, riesce a radunare intorno a sé un folto gruppo di persone che leggono e commentano affascinate. Ma è proprio questo che bisogna imparare ad accettare. Il blog non è un giornale. È uno strumento diretto che sta in qualche modo rivoluzionando le metodologie di comunicazione. I commenti, poi, prendono spesso la dimensione della chiacchiera da cortile e ognuno sembra avere qualcosa da dire. Lasciano tracce più discrete rispetto a un post, ma sono il terreno sul quale si svolgono battaglie o picnic, secondo i casi. Si fanno domande, si esprimono dubbi, si espone la propria esperienza e si critica, ci si fa i complimenti, ci si saluta prima delle ferie. Si alimentano quei rapporti umani che fanno di blogger e commentatori una vera e propria comunità. E non si limitano a parlare di una ricetta o della visita a un ristorante famoso, ma raccontano quali sono le difficoltà nel reperire gli ingredienti, nel trovare parcheggio, nel digerire correttamente con una moglie che russa di fianco e via dicendo.
Il segreto è nel tono confidenziale e di condivisione con cui è affrontato il tema trattato, qualunque esso sia. Così una ricetta non è più solo una ricetta, ma un invito da parte di qualcuno che si è guadagnato la nostra fiducia a fare altrettanto.
Essendo un mondo in continua evoluzione, costituito da siti aggiornati pressoché quotidianamente e caratterizzato da quella grande libertà di comunicazione di cui abbiamo fin qui parlato, risulta evidente che dare un quadro completo ed esaustivo di ciò che capita on-line è piuttosto complicato. L’invito è a visitare di persona questi luoghi, immergersi in gomitoli di link e riferimenti vari, rimanendo incantati o delusi, nella miglior tradizione di chi si avvicina a una realtà cangiante e mobile, costituita innanzitutto da individui. Dilettanti e professionisti.
Approfondimenti:
Il decalogo
Antonio Tombolini (simplicissimus), intervenendo nell’ennesima polemica serpeggiante per il web, pubblica quello che ritiene un vademecum necessario a chiunque si approcci al blog in qualità di “addetto ai lavori”. Lo riportiamo di seguito.
Venerdì 31 marzo 2006.
«Il decalogo del blogger giornalista, ovvero: nessuno è perfetto
Il fatto che molti giornalisti professionisti, con un ritardo di quattro o cinque anni impiegati a deprecarlo, decidano vieppiù di aprire un proprio blog, mi spinge a offrire loro il presente pratico decalogo, che spero troveranno di loro gradimento e utilità.
1. Quando scrivi un post non pensare di farlo per i tuoi lettori.
2. Quando scrivi un post ricorda che gli altri non sopportano di essere trattati da tuoi lettori.
3. Quando scrivi un post ricorda che stai partecipando a una conversazione tra pari.
4. Quando scrivi un post non pensare che la sua bontà si misuri col numero di accessi.
5. Quando scrivi un post ricorda che in rete non vale la regola per cui bene o male, purché se ne parli: se di te si parlerà male, dovrai fronteggiarne le conseguenze, o sono dolori.
6. Quando scrivi un post non dare retta a chi ti dice che per sfondare in rete la cosa migliore è passare agli insulti: non è vero, gli insulti annoiano e basta.
7. Quando scrivi un post prova a scoprire che si può essere autentici, sinceri, brutalmente onesti, e allo stesso tempo civili e tolleranti.
8. Quando scrivi un post non essere falso, perché si capisce subito.
9. Quando scrivi un post non metterci lo stesso impegno che metti nello scrivere un pezzo per il tuo giornale: mettine di più, o il tuo blog farà schifo.
10. Quando scrivi un post non ricordare mai agli altri che sei un giornalista professionista. E soprattutto non ricordarlo mai a te stesso.
11. [Bonus hint] Quando scrivi un post, comincia a pensare che, chissà, magari l’espressione giornalista professionista potrebbe essere una stronzata...».
(Lo trovate qui).
L’evento
L’11 giugno 2006, ospite della cantina Cà del Bosco di Erbusco (Bs), un nutrito gruppo di wine blogger ha fondato la Wine Blog Association, con lo scopo di coordinare i wine blogger, non solo italiani, con una serie di iniziative on-line volte a valorizzare «il ruolo indipendente e trasparente della comunicazione del vino via blog».
Gli obiettivi principali della Wba, come riporta il sito wineblogassociation sono dunque i seguenti:
1. Contribuire ad accrescere la conoscenza nel mondo del vino delle tecnologie della comunicazione interattiva via blog, sia tra gli attuali curatori dei blog sia tra i professionisti della comunicazione e del marketing dei media tradizionali e delle aziende della filiera del vino.
2. Promuovere la libertà di comunicazione insieme alla responsabilità individuale, tramite la diffusione e adozione di un codice etico della Wba, fondato sui princìpi del dialogo aperto, interattivo, e della trasparenza.
3. Partecipare a eventi e organizzarne di quelli che evidenzino il valore aggiunto creato dal contributo della comunità dei wine blogger alla comunicazione e informazione sul mondo del vino.
Per seguire i cambiamenti in corso, conoscere i nomi dei soci fondatori e di coloro che fanno parte della Wba, rimandiamo al sito della medesima.
Macchianera blog Awards
A testimonianza del fatto che il fenomeno blog appassiona a 360 gradi e che l’attenzione con cui lo si osserva è sempre maggiore, fioriscono nominations e classifiche. Macchianera, attivo dal lontano novembre 2000, ha istituito gli Mba (Macchianera blog Awards).
Tra i risultati dell’edizione 2006 troviamo, alla voce Miglior blog buongustaio, fiordizucca (primo classificato) e, a seguire, cavolettodibruxelles e Papero giallo.
La guida
L’azienda sudafricana Stormhoek (www.stormhoek.com), dopo aver raddoppiato le vendite in Europa nel 2005 grazie a una campagna di marketing indirizzata alla comunità dei blogger di Regno Unito, Irlanda e Francia, ha pubblicato The Stormhoek Guide to Wine Blogging, realizzata in collaborazione con Hugh MacLeod (www.gapingvoid.com) dedicata alle aziende vinicole e distribuita gratuitamente.
La precedente iniziativa dell’azienda era consistita nel selezionare un centinaio di blogger – non solo tra coloro che parlavano di vino – e nell’inviare loro a titolo di campione gratuito una bottiglia di Stormohoek Shiraz 2004 e di Sauvignon Blanc 2005, con tanto di etichetta personalizzata e numerata. I blogger hanno assaggiato, ne hanno parlato, e il business, a quanto dicono, è raddoppiato.
21 Comments:
Raccontare di cibo (e non solo), condividere le scoperte, le tecniche imparate, la crescita e farlo nel miglior italiano possibile - seppur volutamente colorito dalle nostre diverse sfumature dialettali - questo era e speriamo rimanga sempre la linea guida dei Cuochi di Carta. Grazie per la citazione e per aver aperto in grande occhi e orecchie e aver saputo trarre spunti interessanti dalle sterili polemiche che hanno scosso, un tempo, la cibosfera italiana. Kat degli Scribacchini
interessanye questo escursus enogastronomico, e grazie della gradita citazione
grazie per la citazione in questo articolo davvero interessante!
La Ballera.
Complimenti per l'iniziativa e per lo spazio dedicato...al mondo dei Food&Wine Blog leggerò con interesse la pubblicazione.
Saluti.
VG
Un articolo che vede il mondo dei blogger con un angolo ampio...come deve essere
Grazie per la citazione!
Un sentito grazie da chi, semplicemente, posta ciò che mangia.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Leggo solo ora (beh, scusate :-) e sono abbastanza impressionata: mi pare una piccola storia delle foodblogosfera italiana che se l'avessimo dovuta scrivere noi probabilmente non saremmo riusciti a farlo in modo altrettanto conciso e completo. Complimienti, e grazie, per l'attenzione, il senso critico e la curiosità ;-)
Graziegrazie, troppo onore. Ora che mi sono beccato la prima citazione "mainstream", chi lo ferma più il mio eno-ego? Mi toccherà allargare la cantina per contenerlo...
Bell'articolo, complimenti. Una visione abbastanza chiara e veritiera del mondo eno-cibo blogger italiano.
Una delle più esaurienti carrellate sul mondo dei blog enogastronomici... Complimenti!
Beh, che dire: non sono stato tenero negli ultimi anni con Slow Food. Chi mi conosce però sa che la "severità" adottata è direttamente proporzionale all'investimento emotivo e affettivo che ho dedicato a quell'associazione. Questo pezzo, estremamente attento a quanto accade in rete (una novità in sé per quanto riguarda il mondo Slow Food) mi pare un ottimo segnale, che magari potrebbe essere approfondito... Come? Organizziamoci!
Interessante l'anticipazione via blog dell'articolo, sono molto contento dell'attenzione rivolta da Slowfood al mondo dei blogs legati al cibo e al vino. Complimenti!
"Si è costretti a procedere a piccoli passi, di collegamento in collegamento, di link in link..." peccato che praticamente in tutti i blog sul vino menzionati c'è un link a Marketingdelvino.it che invece non viene neppure menzionato in questo articolo! E per giunta lo stesso blog fa parte della Wine Blog Association... E nel suo piccolo non genera neppure i numeri più piccoli della blogosfera! Forse ai tanti piccoli passi ce n'era da aggiungere ancora uno in più ;-)
Comunque faccio un mea culpa - avrei dovuto scoprire prima questo spazio per segnalare in tempo utile, visto l'interessante strumento di sharing del pezzo, l'errore di distrazione... Perchè di errore di distrazione si tratta, vero?
confermo la distrazione e null'altro…
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Poter dire quello che si vuole a tutti quelli che vogliono ascoltare...il bello della rete. Io scrivo le recensioni su vini e territori enologici, sono poi i lettori che, giustamente, fanno le loro scelte e decidono se visitarmi ancora o no. E gli altri blogger considerano se sono degno di essere linkato o no. La rete è democratica!!
necessita di verificare:)
good start
quello che stavo cercando, grazie
Perche non:)
Posta un commento
<< Home