Chiacchiere di vino, musica e cucina/Slowfood

Uno spazio in cui leggere in anteprima e dibattere gli articoli della rivista italiana di Slow Food: osterie e locande d'Italia, recensioni, Presìdi, inchieste, desco music, itinerari del vino e dell'olio, balloons, biodiversità, Comunità del cibo, degustazioni, cultura alimentare…

11/07/2006

Confessioni e seduzioni dell’esercito delle nuove Babette (di Daniele Barbieri)

Un’anticipazione da Slowfood23, in uscita il 27 novembre, con un'intera sezione dedicata ai blog gastronomici.

Uno strano ibrido
Il blog nasce, dunque, come uno strano ibrido, impensabile prima di internet: è un prodotto destinato all’uso pubblico, ma lo si scrive con le modalità private di ciò che facciamo senza un piano complessivo, di giorno in giorno, se non addirittura di minuto in minuto; e, a differenza dei testi destinati alla stampa, il blog non gode della validazione implicita fornita dall’editore, poiché ogni blogger è editore di se stesso. Anche se potenzialmente si rivolge a tutti, il blogger sa di colloquiare di fatto con pochi utenti (spesso essi stessi blogger) che condividono i suoi medesimi interessi.
Molti blog permettono l’intervento dei lettori, a risposta o commento di quanto scritto dal blogger, ma l’impressione di conversazione che spesso se ne ricava non proviene soltanto da questo. Il blogger scrive infatti i suoi pensieri in solitudine, ma è di solito piuttosto consapevole di quello che si sta nel frattempo dicendo su una serie di blog affini. E così, pur senza il botta e risposta delle conversazioni verbali, si crea comunque un flusso di considerazioni comuni, riprese a modo proprio dalle varie voci concorrenti.
Così, evidentemente, il blog è anche un modo di esibirsi, di mostrare al mondo (o ai suoi 25 lettori) la capacità di espressione del suo autore, una capacità che parte inevitabilmente da una dote specifica e imprescindibile: il saper scrivere. Il blogger, mediamente, scrive bene e ostenta con piacere questa capacità. Non può tuttavia fermarsi lì: il tema di cui parla non è meno importante.

Diari di gastronomia
Quando il tema è la buona cucina, il blogger deve dunque esibire, oltre alla capacità espressiva, le sue doti di sensibilità e/o di creatività. Non inganniamoci: il blog non è veramente un diario, anche là dove appare scritto con le modalità del diario! Comunque si presenti, il blog è un atto comunicativo rivolto a un pubblico, che, per quanto solitamente non vasto, è competente in materia e deve trovarvi ragione di interesse. Troviamo così, con una certa frequenza, nei blog di tema gastronomico, anche informazioni specifiche su eventi di rilievo per la buona cucina, o su buoni ristoranti: evidentemente l’informazione è comunque un valore che può attirare pubblico; e fornirla è un modo per sentirsi utili a una comunità di persone con interessi simili.
Più spesso il blogger descrive le proprie sensazioni e riflessioni su temi che riguardano la cucina e il mangiar bene (vedi lapiccolacuoca.blogspot.com oppure ilcuoreeunafrattaglia o anche, ma a un diverso livello, blog.gamberorosso tenuto dal direttore della rivista in persona). Questi sono, di solito, i blog stilisticamente più raffinati: l’autore offre alla comunità la sua capacità narrativa ed evocativa, come qualsiasi scrittore che pubblichi su canali più tradizionali. Ma il senso di complicità tra autore e lettori è qui molto più forte: sembra quasi che si vogliano bisbigliare alle nostre orecchie segreti deliziosamente perversi. Peccati di gola? Sì, decisamente, e con un impenitente tono di istigazione a delinquere, così appassionato, a volte, peraltro, che non vale granché la pena cercare di resistergli.
È tuttavia, a quanto pare, la divulgazione di ricette di invenzione personale a fare la parte del leone: il blogger, dunque, non solo scrive bene, ma suggerisce al suo pubblico le proprie invenzioni, e si merita l’appartenenza alla comunità per la qualità di quello che propone, oltre che per il modo in cui lo fa. Immergiamoci dunque in blog come cavolettodibruxelles, oppure brandoesq (in inglese), untoccodizenzero, fiordizucca, o anche lacuocapetulante (che suggerisce combinazioni troppo invitanti per essere davvero macrobiotiche, come pretenderebbero). Non si tratta di manuali di ricette: il tono complessivo è confidenziale e seducente, l’atmosfera è da esperienza personale che si vuole condividere. Le ricette sono sempre accompagnate dalla passione di chi ce le sta esponendo.
Altro che ricettario, dunque! Quello che i blogger mettono on-line è, prima di tutto, se stessi o, almeno, quella parte sufficientemente confessabile di se stessi che li mostra gourmet appassionati, ancora prima che creatori. E, del resto, è sempre sul piano della comunione dei gusti che le amicizie si formano. Questi piatti sono descritti come oggetti di desiderio e di passione, e la procedura per prepararli è dettagliata a volte con tale partecipazione emotiva che sembra che si parli di eros, anziché di cucina. Non sarebbe peraltro la prima volta: che la sensualità del mangiare sia un parente per bene della socialmente più controversa sensualità erotica è un fatto noto da sempre. Ma non si tratta affatto del parente povero; e non è nemmeno detto che, in condizioni sociali mutate, non possa succedere persino il contrario.
È affascinante scoprire che i blogger di quest’ultima categoria (ma anche molti delle altre due) sono soprattutto donne, un piccolo esercito di Babette che non ha optato per le coste inospitali della Norvegia, e che ambisce alla quotidianità dei propri pranzi assai più che all’occasionalità di un evento unico e straordinario. Sfatando il mito che vuole maschio il grande chef, queste blogger rivelano al mondo con fare seduttivo tutta l’erotica e profonda magia della loro creatività gastronomica.
E i lettori (o lettrici), penso assai più di 25, percorrono le loro righe e partecipano intensamente. A loro volta scrivono, ora rispondendo ai post, ora col proprio blog personale, su cui le riproposte prendono il tono della sfida.
Per chi ha problemi di dieta, la lettura dei blog gastronomici è assai più pericolosa della lettura di normali ricettari. Il godimento del gusto non è solo promesso, e demandato al momento della consumazione del piatto: qui vi è un’anticipazione dietro l’altra, una salivazione metaforica non meno efficace di quella reale. Magari meno nutriente: ma non sta nelle calorie l’essenza del mangiar bene! Come per ogni attività efficacemente creativa, sta semmai in quello che ci fa immaginare e sognare, in quello che ci fa vedere e sentire che non eravamo mai riusciti a vedere o sentire prima d’ora. Non importa che si tratti, ogni volta, di una scoperta piccolissima, di cui potremmo anche fare a meno: è una scoperta piccolissima, ma ugualmente affascinante. Ne potremmo forse fare a meno, ma non si capisce perché dovremmo.